L’Eating Design è la progettazione degli atti alimentari ovvero la progettazione di qualsiasi situazione in cui le persone interagiscono con il cibo.
Questa categoria può essere considerata la più complessa perché il progetto in questo caso richiede al progettista di tener conto di molti aspetti e innumerevoli variabili.
Un progetto di Eating Design considera: il cibo e le sue tecniche ovvero gli strumenti e le procedure di produzione, la preparazione, la distribuzione e il consumo; le cerimonie sociali e religiose, le rappresentazioni nell’arte e nell’immaginario collettivo e individuale; il suo mercato ovvero le strategie e i linguaggi del marketing.
L’atto del mangiare è costituito da tre elementi fondamentali: una cornice argomentativa, un mangiato e un mangiatore. L’ ambiente ovvero la cornice argomentativa o frame in cui si svolge l’atto che è a un tempo sociale, culturale, fisico ed economico in cui la comunità condivide i propri valori e le proprie aspirazioni. Tali valori vengono messi in scena concretamente attraverso i riti, i costumi, le credenze, gli ideali, le tecniche, le forme e i sapori di ciò che viene mangiato.Gli Atti Alimentari sono dunque il luogo in cui si inverano i valori fondamentali di una epoca e di una cultura tanto che attraverso il loro studio è possibile delineare le caratteristiche di una cultura, ma non è possibile il processo inverso.
Questi possono essere trattati come elementi scientifici e di fatto progettati.
Gli atti alimentari sono un sistema complesso e ben strutturato: essi possono essere progettati nella loro forma, nella relazione degli elementi che li costituiscono, nella relazione tra gli elementi costituenti e le forme a cui si riferiscono e nella relazione tra gli elementi costituenti e colui che compie l’atto (il mangiatore).
La figura più autorevole per l’Eating design è la carismatica designer olandese Marije Vogelzang.
Uno dei suoi progetti di Eating design che può far comprendere quali forze porta con se il cibo e in questo caso l’atto del mangiare è “Black Confetti”.
Marije Vogelzang in quest’occasione lavora per il museo storico Het Schielandshuis di Rotterdam, città gravemente bombardata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiare, e la mostra in corso aveva proprio come tema gli effetti di quei bombardamenti.
Il titolo del progetto “Black Confetti” si riferisce alla cenere che cade dopo un bomardamenti, vista con gli occhi di un bambino.
Quegli stessi bambini dopo 60 anni sono stati invitati a visitare la mostra commemorativa per la quale Marije Vogelzang ha curato il rinfresco.
Non è semplice tradurre con il cibo l’esperienza traumatica della guerra, la designer decide di riportare le ricette più diffuse durante la guerra, con porzione misurate, né troppo né troppo poco.
Questi cibo sorprendentemente hanno portato con se il risveglio di molti ricordi sia negativi sia positivi quali il sentimento di comunione, di amicizia e l’apprezzamento delle cose più semplici valori e sentimenti molto diffusi in momenti brutti come quelli di guerra.
L’uomo è sempre il prodotto dell’ambiente e dell’educazione e ogni molecola di cibo che introduce nel suo corpo porta sempre e inevitabilmente con sé una particella di mondo.
Per citare due termini propri della storia dell’arredamento e dell’architettura, che un designer scelga di essere un soliste (attuale designer) o un ensamblier (attuale architetto d’interni/interior designer) quindi Food designer o Eating designer una nuova strada è già tracciata basta seguirla.