Il filosofo tedesco Feuerbach in una famosa opera del 1862 “L’uomo è ciò che mangia” ( Se si preferisce, l’uomo diviene ciò che mangia ).
Ingurgitando cibo lo facciamo nostro, diventa parte di noi, non ne traiamo solo le qualità nutritive necessarie a sostentarci ma tutto ciò che esso è e che rappresenta. Negli ultimi decenni però gli unici interessi che abbiamo nei confronti del cibo è che costi poco e che riduca al minimo il dispendio di energia per prepararlo. Ne stiamo perdendo completamente il contatto. Ma se non sappiamo cosa mangiamo, chi siamo? Il cibo non da solo nutrimento ma è carico di valori culturali, sociali, etici e morali e una maggiore consapevolezza e la responsabilità dei singoli sono le uniche chiavi di un possibile cambiamento.
Il Food Design nasce dalla considerazione del cibo come oggetto di design e gli ingredienti che lo compongono vengono visti come materiali. Come oggetto di design va analizzato anche dal punto di vista della sostenibilità, forma, materiale, definizione, packaging e rituali d’uso. Questo processo mira a generare oggetti nuovi in termini di sapore, consistenza, temperatura, colore e consistenza. Con il Food Design il cibo non è più generato empiricamente, come avveniva fin dalle origini dell’uomo ma nasce da ricerche che spaziano dalla scienza, alla tecnologia, all’alimentazione, nasce da un progetto.
Un prodotto di Food design è concepito configurando l’oggetto commestibile attraverso il progetto del design, esso sarà un oggetto buono e avrà tutte le qualità, politiche ed etiche, proprie di un oggetto contemporaneo. Il Food Design può essere al tempo stesso un oggetto multinazionale, legato al territorio e multi identitario. Il progetto consente di abbracciare qualsiasi identità, configurare e costruire qualsiasi tipo di vincolo emozionale, figurativo o astratto, dal momento che questi elementi fanno parte del processo di progettazione. Il Food rappresenta una delle aree più conservatrici del nostro immediato, perchè si associa alla paura, alle abitudini e alle proibizioni , attraverso il Food design si propone un nuovo modo di relazionarsi al cibo.
Nel Food design possono essere incorporati elementi di usabilità ed ergonomia, lo stesso oggetto commestibile può semplifica l’atto del mangiare o addirittura può rivoluzionarlo. Bisogna considerare inoltre i valori della società “post-industriale” a cui apparteniamo, il nomadismo, il morphing degli atteggiamenti, la progressione del modo di vivere, la moda, i media, i valori rappresentativi intangibili, etc. Tutto ciò ci porta a degli oggetti edibili completamente diversi da quelli proposti dall’industria alimentare, che nascondo la sua artificialità dietro uno strato di cattivo gusto, o dalla tradizione gastronomica che propone pietanze più o meno buone e più o meno legate alla tradizione, oggetti prodotti senza riflettere, senza una cultura del prodotto, senza la consapevolezza di ciò che sia contemporaneo.
Un progetto che riassume questi concetti è SPAMT di Martì Guixè, la figura più autorevole in termini di food design. Con SPAMT (acronimo di és pà amb tomàquet) Guixè lavora con un piatto della tradizione spagnola pane catalano su cui viene sfregato del pomodoro, con aggiunta di sale e olio, un elemento non pìù al passo con le forme comportamentali contemporanee dato che la fetta di pane è adatto ad un uso rurale più che ad essere consumata di fronte ad un computer.
Lo stesso Guixè lo considera un ostacolo involontario al progresso, o comunque un ostacolo alla nascita di un modello comportamentale più contemporaneo. L’idea di Guixè è di riempire all’interno i pomodori con il pane o altri ingredienti come le acciughe o la salsa chili in modo da poterli mangiare con una mano, una scomoda fetta di pane si trasforma in uno snack salutare da mangiare comodamente davanti al pc.
Bibliografia
Martì Guixè, Transition Menu – Corraini Edizioni, Mantova, 2013
Martì Guixè, Food Designing – Corraini Edizioni, Verona, 2010
Webliografia
www.ifooddesign.org